Roberto Fabbri, concertista, compositore, autore e didatta, è l'unico chitarrista classico italiano che, grazie ai concerti, alle collaborazioni con importantissimi musicisti internazionali, alle attività editorali - oltre 30 pubblicazioni didattiche per chitarra tradotte in più lingue - ed ai propri album, sia riuscito a far conoscere, apprezzare e utilizzare la propria metodologia chitarristica a livello mondiale. Una passione - la chitarra classica - che lo ha portato persino ad organizzare un festival dedicato interamente a questo strumento ed a tutte le sue sfaccettature musicali. Giunto alla settima edizione, il Festival Internazionale Della Chitarra - Città di Fiuggi è una realtà ormai consolidata nel panorama delle proposte musicali ed è proprio in occasione della chiusura dell' edizione 2012 che abbiamo la possibilità di fare a Roberto qualche domanda...
Oltre ad essere conosciuto ed apprezzato come chitarrista e didatta, sei anche l’ ideatore ed il direttore artistico del Festival Internazionale Della Chitarra - Città Di Fiuggi, giunto alla sesta edizione e dedicato completamente alla chitarra classica. Hai trovato molte difficoltà nel proporre una manifestazione di questo genere in Italia ?
Il comune di Fiuggi, devo dire, ha colto sin dall’inizio della proposta la valenza anche turistica che poteva avere questo evento. La nuova amministrazione rappresentata dal Sindaco Fabrizio Martini e insediatasi da due anni l’ha sposata completamente, inserendola fra le manifestazioni fisse del calendario degli eventi della città, in virtù anche dell’alto profilo culturale che rappresenta. In Italia purtroppo gli eventi legati solamente alla musica strumentale trovano poco spazio, quelli che ruotano intorno alla chitarra classica in particolare poi sono assolutamente assenti dalle programmazioni dei grandi enti concertistici. Un festival di questo tipo da modo ai cultori e non delle sei corde di apprezzarle dalle vive esecuzioni di grandi interpreti.
Si può dire che il discorso che stai portando avanti per la chitarra - con il festival ma anche con le pubblicazioni didattiche e le tue composizioni - sia parallelo a quello di Giovanni Allevi, ovvero avvicinare quella che viene definita arbitrariamente musica “alta” ad una platea non composta solo da appassionati...
Sicuramente la musica classica ha bisogno di allargare il proprio pubblico, è una questione di “sopravvivenza” della specie! Credo che la musica classica possa essere testimone dei nostri tempi ed attingere alle differenti realtà musicali che ci circondano, dal jazz al pop, creando un suo personale nuovo corso contestualizzato con i nostri tempi. E’ un percorso, quello intrapreso con la mia musica e con la mia chitarra, che strumenti come il pianoforte hanno già percorso dal Nyman ai nostri Einaudi, Allevi anche giovani compositori emergenti più classici come Anna Clyne credono che il futuro della composizione contemporanea sia proprio nella possibilità di attingere ad esperienze sonore diverse ed attuali.
Da quello che puoi osservare, nel pubblico “non specializzato” c’è curiosità verso questo tipo di musica lontana dai gusti delle heavy rotation video - radiofoniche ?
Assolutamente si, è un linguaggio tonale comprensibile insito nel DNA delle persone, chi ascolta ha comunque più o meno consapevolmente nella sua memoria punti di riferimento che ne catturano l’ascolto.
E quanto di questa curiosità spinge il pubblico alla conoscenza attraverso i concerti ?
Sicuramente la curiosità ha una parte importante per spingere la gente fuori di casa per ascoltare un concerto, poi la possibilità di esibirmi davanti a platee enormi, come in occasione del mio Opening Act del concerto di Battiato il 27 luglio a Sogliano sul Rubicone, mi dà la possibilità di arrivare anche a chi assolutamente non sa come suoni una chitarra classica.
Il programma del festival accoglie tutte le “declinazioni” della chitarra classica (flamenco, jazz, musica popolare napoletana e romana, musica sudamericana), oltre ad ospitare masterclass, concorsi, convegni e mostre. L’impressione che se ne trae è che si tratti di un mondo in cui molto è ancora da scoprire ma vivo e pulsante di passione…
Assolutamente sì. C’è ancora tanto da fare, ma gli appassionati non mancano di certo e quando un “neofita” ascolta il suono di una chitarra non può fare a meno di innamorarsene!
C’è qualche artista che desidereresti avere come ospite al festival - o con cui ti piacerebbe collaborare - ma che, al momento, rimane il tuo “sogno nel cassetto” ?
John Williams, Pat Metheny e Paco de Lucia chissà in un futuro...
Il tuo ultimo lavoro, No Words, è del 2011 e, oltre ad essere obiettivamente un grande album, grazie anche alla sua particolarità ha raccolto moltissimi consensi. Stai già lavorando ad una sorta di “seguito” o la tua ricerca si sta già spingendo verso altri orizzonti ?
Sì, sto lavorando ad un cd di inediti che uscirà in inverno. Ho poi appena completato un concerto per chitarra e orchestra commissionatomi dal Festival Andres Segovia di Madrid per la celebrazione dei 25 anni dalla scomparsa del grande maestro spagnolo. Si chiama “Fantasia sin palabras” e lo eseguirò in prima mondiale il 29 ottobre prossimo nella capitale spagnola.